Dal numero 2/2005, La Russia e i suoi vicini, Ernest Sultanov
Condizioni
Verso il 2000, quando Vladimir Putin giunse al potere, lo Stato, disgregato in tre diverse parti, aveva praticamente cessato di esistere. Da un lato si era formata una classe di oligarchi che aveva privatizzato non soltanto le risorse principali e le imprese, ma anche la parte essenziale delle rendite di esse. Il simbolo di questa parte era la Yukos, i cui titolari non soltanto hanno acquisito la proprietà praticamente gratis, ma non hanno neanche pagato le tasse dovute per l’acquisto della stessa. Dall’altro lato esisteva un sistema corrotto del potere che ha privatizzato l’impresa più redditizia: lo Stato stesso. Relativamente alle condizioni della Russia, ciò significava che le spese statali previste per l’agricoltura, per le persone aventi diritto alle agevolazioni, per i servizi comunali e quant’altro, cadevano proprio nel buco nero della corruzione, laddove non era possibile controllare la loro spesa. Il terzo e ultimo lato riguardava la popolazione, che, invece di digerire i risultati della guerra fredda e andare avanti – imparando anche dai vincitori – preferiva sperare nel ritorno del precedente modello sovietico.
Così tutte le tre forze russe non erano praticamente intenzionate a fare determinati sacrifici in favore di uno Stato più forte ed efficace. Si può anche dire che il paese che Vladimir Putin aveva trovato nel 2000, era in condizioni peggiori, ad esempio, della Germania o del Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ciò è collegato con il fatto che né la popolazione, né la burocrazia né gli oligarchi erano pronti ad accettare un compromesso. Nel caso della conservazione di questo modello, a Vladimir Putin era assegnato il ruolo della “regina inglese”, che regna ma non governa.
La lentezza dei processi di trasformazione in Russia è dovuta a queste condizioni sfavorevoli. A ciò bisogna senz’altro aggiungere il fatto che un’effettiva trasformazione del paese non è vantaggiosa per i concorrenti diretti e potenziali della Russia, gli USA in primo luogo. Proprio per questo, le riforme positive che contribuiscono all’aumento della responsabilità del mondo economico (“affare Yukos”) e della responsabilità della burocrazia (istituzione della nomina dei governatori) hanno suscitato a Washington una reazione talmente negativa.
Per molti “partner del Cremlino” sarebbe più vantaggioso vedere la Russia nel ruolo di una sorta di Nigeria, anziché nel ruolo di un concorrente che si sviluppa in maniera dinamica.
Capitalismo di Stato
Dopo l’ascesa al potere, Vladimir Putin ha usato la burocrazia per colpire gli oligarchi. Mentre alla burocrazia si presentava la possibilità di allargare l’ambito della corruzione per conto delle nuove fette di proprietà “statale”, per il Presidente era importante creare un nuovo modello di rapporti con il mondo economico. Di conseguenza il caso della Yukos ha consentito di aumentare la disciplina fiscale e di far perdere agli oligarchi l’abitudine di intromettersi nell’ambito politico. Allo stesso tempo non ci sono state altre repressioni nei confronti del mondo degli affari. Ciò è dovuto in gran parte alla maggiore efficienza del business sottoposto al controllo privato, a condizione del pagamento di tutte le imposte. In relazione a ciò il regime ha adottato il metodo di imporre al mondo degli affari quelle precise regole del gioco che contribuiscono al bene comune.
Il nuovo sistema di imposizione mira a contribuire ad un più rapido sbocco delle compagnie russe di materie prime sui mercati esteri, in modo che esse guadagnino i mezzi principali per conto dell’estrazione, lavorazione e vendita al dettaglio nei mercati stranieri, non per conto dell’appropriazione della rendita naturale appartenente allo Stato, come avveniva precedentemente. In relazione a ciò, è significativo l’esempio delle compagnie russe petrolifere e metallurgiche che aumentano la loro presenza sui mercati mondiali. Così, la compagnia Sever Stal – che è in procinto di acquisire il pacchetto azionario di controllo della compagnia metallurgica italiana Lucchini e che, inoltre, partecipa alla gara per l’acquisizione di un’acciaieria canadese – ha già investito nel business negli USA, acquistando le Rouge Industries.
Nell’espansione dell’economia estera svolge un suo ruolo anche la più grande compagnia petrolifera russa, la Lukoil – la quale ha la sua propria rete di distribuzione e le imprese di lavorazione negli USA, nell’Europa dell’Est e nelle repubbliche baltiche ed estrae il petrolio in America Latina e nell’Africa del Nord. (Oltre a ciò, al gigante petrolifero russo appartiene il più grande giacimento petrolifero Curna d’Ovest nell’Iraq).
Allo stesso tempo va avanti il processo dell’aumento degli accantonamenti a favore dello Stato. La logica è tale che gli oligarchi hanno conservato la proprietà che hanno fatto in tempo a guadagnare, ma sono stati costretti a pagare con aliquote accettate in tutto il mondo.
“L’affare della Yukos” ha rappresentato l’ultima tappa sulla via dell’introduzione della rendita naturale per le imprese del settore di materie prime e sulla via dell’aumento generale della responsabilità del business. Ad esempio, la Lukoil ha assunto gli obblighi per il servizio del Ministero della Difesa, mentre l’altro colosso petrolifero russo, Surgutneftegaz, sta curando una serie di progetti nel campo della sanità pubblica e le imprese delle telecomunicazioni si occupano della telefonizzazione delle province lontane. E il proprietario della Sibneft’, Roman Abramovitch (noto per essere il proprietario del club inglese Chelsea) si è dovuto dar da fare per far uscire dalla crisi una delle più problematiche regioni della Russia – la Ciukotka.
L’altra direzione dello sviluppo del capitalismo di Stato russo è segnata dalla creazione delle grandi corporazioni di alta tecnologia. Si tratta innanzitutto delle imprese del complesso bellico-industriale: in tale quadro sono già state create sei corporazioni, ognuna delle quali rappresenta un ciclo finito della produzione.
Oltre a ciò, è necessario mettere in risalto altri due progetti di estrema importanza nel campo dell’industria aerea e delle telecomunicazioni.
Nel quadro del primo progetto è stato superata la lobby delle singole imprese per creare una grande struttura – analoga alle corporazioni Boeing e Aerobus. Il sistema precedente, dato il gran numero di imprese, comportava un impiego di mezzi antieconomico. Lo scopo di questo nuovo colosso industriale è, prima di tutto, la creazione di nuovi aerei di quinta generazione, che inevitabilmente coinvolgerà anche l’aviazione civile.
Nel campo delle telecomunicazioni l’esempio di un progetto efficace è fornito dalla corporazione AFK Sistema, che ha cominciato ad espandersi sui mercati esterni, sia nelle ex repubbliche sovietiche (ad esempio in Ucraina) sia negli stati asiatici di prospettiva (in particolare in India).
In tale contesto è necessario esaminare anche le ultime proposte del Presidente per l’elaborazione e la creazione dei parchi tecnologici, che devono dare una spinta allo sviluppo delle nuove industrie, prima di tutto nel settore tecnologico. La logica è tale che in Russia, a causa della mano d’opera costosa e dell’alto costo di produzione, l’economia può essere efficace solo con l’utilizzo delle alte tecnologie.
I risultati della fase attuale della costruzione del capitalismo di Stato in Russia sono i seguenti.
Primo: l’aumento della rendita naturale e della responsabilità sociale dell’economia. Secondo: la crescita del PIL, che non è più collegato solo al settore di materie prime, ma anche ai settori dell’alta tecnologia; così, ad esempio, quest’anno solo l’esportazione degli armamenti ha raggiunto il primato in tutta la storia della Russia. Terzo: aumenta l’efficacia delle corporazioni russe, che cominciano a guadagnare non per la semplice esportazione delle materie prime, ma per la diversificazione e il profitto delle filiali estere. Quarto: grazie alle corporazioni efficienti, in Russia si forma una fascia di manager in grado di fare concorrenza ai loro colleghi esteri. Quinto: si creano le condizioni per la rivoluzione tecnologica in Russia, il che significa il passaggio dall’economia di materie prime all’economia tecnologica moderna. Sesto: nel quadro del capitalismo di Stato, appaiono le condizioni per un efficace sviluppo del complesso bellico ed industriale, ossia per la modernizzazione dell’esercito russo; senza di ciò, vale a dire senza una Russia abbastanza forte, nel mondo si stabilirebbe definitivamente un sistema unipolare.
Riforma contro la corruzione
Forse è proprio questo l’aspetto più discutibile del putinismo, in connessione con il fatto che il Presidente cambia molto lentamente il sistema inefficiente e per di più corrotto dei quadri. In relazione a ciò, si deve tener conto che il sistema attuale di potere, nonostante il suo carattere vizioso, assicura l’esistenza dello Stato. Allo stesso tempo qualsiasi rivoluzione dei quadri può portare alla perdita, da parte dello Stato, del controllo sulla corruzione e quindi ad una corruzione più spaventosa (come possiamo vedere nel caso del Venezuela “chavista”).
Nella riforma promossa da Putin in questa direzione, si possono mettere in risalto i seguenti elementi.
In tutte le posizioni-chiave, vengono nominati non semplici funzionari, ma i manager più efficienti e fidati. Ad esempio, nel Caucaso del Nord è stato inviato uno dei più qualificati manager del Cremlino – Dmitrij Kozak. Proprio in quella regione la minaccia terroristica costante crea le condizioni ottimali per la corruzione. Il Presidente dispone di un gruppo di professionisti che, in caso di necessità, può assumere l’impegno di risolvere le situazioni più difficili.
Secondo: nei primi cinque anni di presidenza Putin si è riusciti a liquidare il sistema dei piccoli principati сhe esistevano sul territorio della Federazione Russa, praticamente indipendenti da quest’ultima. Per esempio, sono state liquidate le sovranità di diritto, nel quadro delle quali le leggi locali e le autorità locali non erano sottoposte a Mosca. Nello stesso contesto è necessario esaminare la riforma dell’autogestione locale, nel quadro della quale è prevista la possibilità di esonerare i capi municipali nel caso di violazioni finanziarie, nonché un nuovo sistema di nomina dei dirigenti della Federazione che deve aumentare la loro responsabilità. (Ciò perché nella pratica la norma democratica delle elezioni dei capi dei soggetti da parte della popolazione non funzionava, sicché il tutto veniva deciso con l’aiuto delle organizzazioni economiche o anche di quelle economiche-criminali interessate).
Terzo: viene realizzata la riforma delle agevolazioni sociali, dei servizi comunali, dei sussidi, della sanità pubblica ecc., cioè una riforma сhe può essere considerata riforma della spesa pubblica. L’essenza della riforma consiste nel privare i funzionari della possibilità di disporre autonomamente, senza controllo, dei mezzi finanziari del bilancio. La riforma ha veramente colpito il funzionario, l’oligarca più potente, сhe aveva privatizzato lo Stato. In questo contesto, la privatizzazione dello Stato dipende in gran parte dal successo della riforma. Le ultime proteste contro la riforma della monetizzazione delle agevolazioni, largamente ispirate dalle autorità locali, dimostrano che il sistema della corruzione è pronto a lottare per la “sua” proprietà.
Il principale risultato delle riforme del Presidente Putin contro la corruzione può essere identificato con una graduale sprivatizzazione dello Stato. Dal successo di queste riforme dipendono in gran parte anche l’aumento del livello di vita in Russia (è inutile investire i mezzi nella sfera sociale quando essi vengono “rubati”), l’aumento del PIL e l’aumento generale dell’efficienza dello Stato.
A questa condizione importante, alla vittoria sulla corruzione, è collegata la normalizzazione nel Caucaso del Nord, cioè la cosiddetta soluzione del conflitto ceceno: la popolazione sostiene i terroristi non tanto per motivi ideologici, ma a causa della tensione sociale. Su questo piano si può dire сhe vincere la corruzione locale significa vincere il terrorismo.
“I quadri decidono tutto”: questa frase può diventare una parola d’ordine comune per il Cremlino e per una vera opposizione. Su questo piano una vera opposizione potrebbe assumersi il ruolo di mobilitare professionisti e manager per la rivoluzione dei quadri ispirata dal Presidente Putin.
Così, il successivo passo riformatore dovrà essere la formazione di una nuova élite di persone non soltanto leali, ma anche concrete. Può darsi che questa rivoluzione serva alla Russia molto più che non i miliardi provenienti dall’esportazione del petrolio.
* Ernest Sultanov è esperto della commissione parlamentare russa “Russia e mondo islamico: dialogo strategico”.